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NOVECENTODONNE: GISELLA FLOREANINI / Reprint

È il secondo volumetto di Novecentodonne, uscito nello scorso ottobre per i tipi dell’editore milanese Unicopli. Nata da un’idea di Miriam Mafai, la collana è stata inaugurata nel marzo 2015 con un contributo di Livia Turco, La Repubblica delle donne, e con la contemporanea pubblicazione della biografia di Lica Steiner, curata dalla figlia Luisa (a cui è stata affidata anche la direzione di Novecentodonne) e da Mauro Begozzi.
L’iniziativa di Unicopli contribuisce a contrastare quella oscura ondata di smemoratezza e ignoranza che inquina alle radici il nostro quotidiano e a colmare un vuoto che investe soprattutto la presenza femminile nel nostro recente passato. In agili e al tempo stesso rigorosi profili biografici, il lettore trova raccolti quei fondamentali riferimenti ad avvenimenti, immagini e scritti che permettono di restituire dignità e importanza a figure ingiustamente emarginate o dimenticate. Si tratta di riprendere la riflessione sulla vita di donne coraggiose e rivoluzionarie del secolo breve quasi sempre rimaste all’ombra dei loro uomini o emarginate dai meccanismi di una società civile e di una politica declinati al maschile.
Il volume su Gisella Floreanini è curato con la consueta lucidità e precisione da Antonella Braga. “In un pantheon affollato di ‘padri fondatori’ – scrive nella Prefazione –, poco note sono le ‘madri’ che presero parte alla costruzione della nostra Repubblica”. E Gisa è stata una madre attenta, premurosa e autorevole di cui l’autrice ricostruisce la dimensione pubblica e quella degli affetti, un privato dolente che non fu mai, come spesso accade oggi, un “rintanarsi” nel vittimismo e nella resa.
Gisella Floreanini nasce a Milano il 3 aprile 1906. Studia musica e si diploma in pianoforte al Conservatorio, una passione che conserverà per tutta la vita. “La musica era il suo modo di essere”, ricorda la nipote Francesca. Nel 1935, si sposa e ha una figlia, Valeria. In quegli anni, si avvicina a GL, poi aderisce al “gruppo Erba”, una formazione clandestina di ispirazione socialista, e nel 1938 è costretta a espatriare. Dopo la morte del marito, da cui si era separata, Gisella sposa Vittorio Della Porta con cui aveva condiviso ideali e pericoli nei momenti difficili dell’opposizione interna al fascismo. In Svizzera si avvicina al PCd’I di cui diventa dirigente nel 1942. Rientra in Italia per partecipare alla Resistenza. Durante i quaranta giorni della Repubblica dell’Ossola (9 settembre-23 ottobre 1944), ricopre nel governo provvisorio l’incarico di commissario all’Assistenza e ai Rapporti con le organizzazioni di massa. Per la prima volta nella storia italiana – scrive Gisella – una donna “che non fosse una regina, una principessa o una badessa, è diventata una dirigente di governo”, un ministro, e questo succede “quando ancora le donne non avevano il diritto di voto”. Quello dell’assistenza nella zona libera è un compito gravoso e complesso che Gisa interpreta con mentalità aperta e risultati concreti. Si oppone all’imperante spirito di carità, abolisce privilegi, tesse una rete di rapporti internazionali, chiama alla partecipazione democratica, paritaria e diretta le donne ossolane nei Gruppi di Difesa della Donna. Dopo il 23 ottobre 1944, è l’unica dei commissari di governo a non riparare in Svizzera e raggiunge le formazioni garibaldine che continuano la battaglia sui monti della Valsesia. Nel febbraio 1945 è, unica donna in Italia, presidente di un CLN, quello di Novara, a capo del quale prende parte alla liberazione della città.
Finita la guerra, Gisa partecipa ai lavori della Consulta nazionale, ma non è eletta alla Costituente. Parlamentare dal 1948, non è più ricandidata nel 1958. Non viene nemmeno chiamata a far parte del Comitato Centrale del partito. Nel frattempo il PCd’I ha cambiato nome in PCI, ma la musica è sempre quella delle spietate logiche di apparato, del maschilismo e delle lotte interne. Gisa è ridotta a ruoli marginali, ma preferisce chiudersi “in un silenzio dignitoso ma poco produttivo di fronte a ciò che la colpiva profondamente”. Continua il suo impegno nell’UDI, di cui è tra le promotrici nel 1945, e nella Fédération démocatique International des femmes. È lei, nel 1960, parte maggiore nell’organizzazione del Convegno internazionale di Copenhagen in occasione del 50° della Giornata della donna, al quale partecipano oltre mille delegate provenienti da tutti i continenti. Con la fine degli anni ’60 si chiude anche la sua carriera istituzionale. Rimane il suo impegno nella CGIL e nell’ANPI milanesi. Gisella Floreanini muore il 30 maggio 1993. Secondo le sue volontà, è sepolta a Domodossola.
Il volumetto a lei dedicato è arricchito con una piccola antologia di scritti, con le testimonianze di Francesca Ruggieri, Mauro Begozzi e Ardemia Oriani e con un’attenta selezione di immagini. In ogni caso, la Floreanini non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. Fa eccezione il libro curato nel 1999 da Fiamma Lussana, Una storia nella storia. Gisella Floreanini e l’antifascismo italiano dalla clandestinità al dopoguerra, che raccoglie gli atti del convegno milanese del 18 novembre 1995. Il contributo di Antonella Braga rappresenta pertanto uno stimolo a riprendere e approfondire la riflessione su questa protagonista dell’antifascismo e dell’emancipazionismo femminile del secolo scorso.
Sono di prossima uscita nella collana Novecentodonne i volumi dedicati ad Aurelia Josz e Ada Rossi.

Antonella Braga, Gisella Floreanini, Milano, Edizioni Unicopli, 2015, pp. 106
Collana Novecentodonne, diretta da Luisa Steiner
€ 10

28 febbraio 2016

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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