Riceviamo e pubblichiamo.
Nella sera di domenica 3 dicembre, è apparso sul ponte ferroviario della SP 229 uno striscione con una scritta di evidente intento razzista. Un’organizzazione neofascista ha firmato lo striscione e ha rivendicato il “blitz” con un comunicato on line.
Condanniamo questa azione prima di tutto per il suo contenuto strumentale teso a cavalcare la gelida ondata xenofoba che ormai da anni si è abbattuta sull’intera Europa. Contrapponiamo alla frode di lugubri e minacciosi slogan la forza della ragione, della pace e della democrazia. Siamo convinti che i problemi che la nostra società si trova ad affrontare non hanno soluzioni “semplici” e veloci e non si possono affrontare con la pancia dei fanatismi, né con la riproposizione di quei miti irrazionali che hanno sempre portato al nostro Paese solo miseria, barbarie e innumerevoli lutti.
Denunciamo la ricerca di visibilità politica e mediatica alla base di simili gesti, né ci facciamo ingannare dalle loro modalità apparentemente “soft” e poco invasive, tese solo a conquistare spazi e legittimazione in attesa di esibire il vero teschio del fascismo, quello di sempre.
Con maggiore forza denunciamo la natura provocatoria e offensiva dell’atto neofascista. Come sempre, insultano i vivi e non hanno alcun rispetto per i morti. Alla base del ponte ferroviario dove è comparso lo striscione neofascista, c’è la lapide di due caduti partigiani: Albino Alborghetti e Battista Zappelloni.
Albino Alborghetti era nato a Trescore Balneario (BG) il 6 gennaio 1926 e faceva parte della 1a brg. “Eugenio Curiel” col nome di battaglia di Selvaggio. Cadde il 22 aprile 1945, tre giorni prima della liberazione. Insieme a lui fu ucciso dai fascisti Battista Zappelloni, nato a Borgomanero il 5 agosto 1919. Operaio elettricista, chiamato dai compagni d’armi Tino, era da più di un anno combattente nell’81a brg. volante “Silvio Loss”. Il luogo del loro sacrificio fu una delle mete delle celebrazioni del primo anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Sono caduti per la libertà. Ora, nelle pieghe di quella libertà si insinua subdolamente chi vorrebbe di nuovo e per sempre seppellirla.
Borgomanero, 4 dicembre 2017