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A PROPOSITO DI PENSIONI

Sono durati circa due mesi i cosiddetti “tavoli tecnici” sulle pensioni fra governo e sindacati per giungere alla pessima conclusione di non cambiare nulla nel merito della indegna controriforma Fornero. È stata minimamente ampliata la platea dei lavoratori, circa 20 mila, che potranno andare prima dei 67 anni. Cisl e Uil hanno firmato l’accordo con il governo affermando che «si è ottenuto di più di quanto richiesto nel 2016». Aggiungiamo noi: «Se questo è il modo di difendere i lavoratori e i pensionati da parte di questi sindacalisti, allora possiamo con soddisfazione dire che rispetto alle condizioni del 1852 dei lavoratori e dei pensionati questo è un accordo positivo». Siamo al delirio. La Cgil non ci sta, non firma e si mobilita. Possibile che non si voglia davvero parlare di sistema pensionistico?
1°) Riconosciamo che l’innalzamento dell’età pensionistica con l’abolizione dei 35 anni di lavoro, è stato un fallimento, ha bloccato il ricambio generazionale nei posti e ha mantenuto altissima la disoccupazione ritardando di molto l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Bisogna reintrodurre i 35 anni di anzianità per tutti i lavoratori, senza privilegi di casta né di corporazione.
2°) Nelle fuorvianti e inascoltabili trasmissioni televisive, dove non appaiono mai i lavoratori e i pensionati, l’argomento è come far quadrare i conti e i bilanci dell’Inps sempre sulle spalle dei pensionati. Mai nessuno afferma che è giunto il momento di porre un tetto massimo alle pensioni, da stabilire, oltre il quale non si può andare e di innalzare le pensioni più basse per dare più dignità, giustizia non solo ai pensionati ma anche a tutta la società italiana. Non è accettabile, né più sopportabile, avere pensioni d’oro calcolate ben oltre i contributi effettivamente versati o pensioni altissime che non si giustificano né hanno necessita di essere tali, risultato di una condizione lavorativa già ben retribuita che è il frutto di una realtà salariale di enorme disparità e disuguaglianza esistenti da sempre nel nostro Paese, fra lavoratori e dirigenti. Dirigenti pubblici o privati (vedi gli esempi di Fiat, Benetton, FS, Alitalia ecc.), che dopo aver distrutto interi settori produttivi in Italia, hanno avuto liquidazioni e buone uscite milionarie. Da bisogna partire con giustizia per mettere in sicurezza il sistema pensionistico italiano.
3°) Lor signori dimenticano di dire che le pensioni italiane non sono da anni rivalutate, cioè a fronte del caro vita, quello vero reale della spesa di tutti i giorni e non solo quello dell’Istat al servizio del governo, le pensione non aumentano anzi subiscono dei tagli. Per rispetto dei pensionati che hanno lavorato e versato i contributi per tutta una vita di lavoro, è doveroso rivalutare le pensioni annualmente.
4°) Evasione contributiva. È risaputo che l’evasione contributiva in Italia è la più alta d’Europa e che la sua dimensione è pari a cinque o sei finanziarie l’anno. Si parla di 90 miliardi di evasione. Padroni, padroncini, multinazionali, commercio e liberi professionisti sono gli artefici di questo che è il cancro dell’economia italiana. Vogliamo dire la verità che lor signor distruggendo il sistema pensionistico, sgretolano la solidarietà fra generazioni, fra i lavoratori, per privilegiare assicurazioni e pensioni private, cioè sempre loro stessi, lor signori? Da queste poche riflessioni, seppur la complessità del problema sia evidente a tutti, deve ripartire la lotta contro la legge Fornero per la sua completa abolizione che non deve essere lasciata alla destra populista e fascista che farebbe di peggio, privatizzando tutto. Per un sistema pensionistico più corretto, giusto, equo e solidale. Questo è il terreno di unità, di impegno, di lotta per tutti i comunisti, i lavoratori e i pensionati per costruire un tassello decisivo, per riprenderci il nostro futuro. (12/12/2017)

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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