Vai al contenuto

Sì, è tempo e ora di ridire, ribadire, di ricordare e di essere anti-americani. E noi comunisti lo siamo. Proposta Comunista è assieme alle centinaia di migliaia di cittadini americani che protestano e lottano contro il potere razzista, violento e autoritario del governo con connotazioni fascistizzanti di Trump. Si deve levare forte il nostro anti-americanismo, contro l’imperialismo e il sistema capitalista americano. Quello che esporta la democrazia con la guerra, la morte, gli embarghi, lo sfruttamento degli uomini e delle risorse del pianeta. Quel sistema imperante che sta facendo morire la vita e distruggendo la Terra, per il profitto di pochi, per ...continua a leggere "ORGOGLIOSAMENTE ANTI-AMERICANI"

« L’Italia l’è malada », cantavano i contadini padani durante la rivolta de La boje! È trascorso quasi un secolo e mezzo da quelle lotte agli albori del movimento operaio italiano, ma le condizioni di salute del paese non accennano a migliorare. C’è il coronavirus, ma seguita a circolare un’infezione peggiore: la ricerca spasmodica del profitto a ogni costo imposta dal credo neoliberista. E tra le due forme di contagio si è subito stabilito un circolo vizioso: una alimenta l’altra, stritolando le classi subalterne.

Non è vero che le epidemie colpiscono tutti allo stesso modo. In una società di classe, anche i microbi portano irrimediabilmente il marchio dell’ingiustizia sociale. È sempre stato così. Quando, dalla Cina all’Europa, per migliaia di chilometri, passò la falce devastante della peste nera, furono i servi, i contadini poveri, le plebi urbane a pagare i costi maggiori in termini di vittime (la sola Europa perse circa un quarto della sua popolazione!), di carestie e di indicibile miseria. Così come è vero che diversi sistemi economici e politici non hanno la stesso impatto sullo sviluppo ...continua a leggere "L’ITALIA L’È MALADA"

Al peggio non c’è limite. La conferma viene dai ritardi e dal modo farraginoso e caotico con cui il ministero dell’Istruzione di viale Trastevere ha gestito l’attuale emergenza sanitaria. La scuola da decenni è stata messa ai margini dalla politica, privata di risorse indispensabili, asfissiata dalla burocrazia, mal governata da una pletora di funzionari e di ministri accomunati da grigiore, arroganza e incompetenza, per non dire peggio. Su questa deriva si è abbattuto l’uragano del corona virus che, dallo scorso mese di febbraio, ha portato alla chiusura delle scuole e, di fatto, ha posto fine alla loro attività educativa. Questa è la realtà anche se il ministro e i mass media dicono che tutto va bene perché c’è la… “didattica a distanza”. Anzi, qualcuno la ritiene addirittura migliore del “vecchio” modo di ...continua a leggere "UN MINISTRO DA TENERE A DEBITA DISTANZA"

La ricorrenza della caduta del muro di Berlino ha avuto, a un migliaio di chilometri di distanza (tanti separano il nostro confine settentrionale dalla capitale tedesca), un eco mediatica a dir poco ossessiva. Purtroppo, dalle voci di molti cantori, che in questi giorni abbiamo sentito gorgheggiare inni alla libertà, è uscita più di una stecca e di una nota stonata. Difficile credere agli acuti e al candore di chi si scaglia contro la vergogna del muro di Berlino e poi chiude i porti o soffia sul fuoco del razzismo e dell’antisemitismo oppure, peggio, classifica i muri che frammentano l’umanità di oggi in “buoni” e “cattivi”. Come può gente senza vergogna, scandalizzarsi per la vergogna di un muro? Non è credibile.

E a proposito di miti della propaganda, perché dimenticare che il muro di Berlino, realizzato nel 1961, fu preceduto il 5 marzo 1946 dalla «cortina di ferro» di Wiston Churchill? La cortina non è forse quel tratto di mura fortificate compreso fra due torri o due bastioni, nel nostro caso l’Europa atlantista e gli Stati Uniti? Certamente il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy, con il suo famoso “ich bin ein ...continua a leggere "E ORA LEVATE IL MURO!"

di Marco Travaglini

Il 9 novembre di trent’anni fa il Muro di Berlino, eretto in una sola notte il 13 agosto del 1961, veniva abbattuto. A colpi di piccone si cancellava il simbolo della guerra fredda, di un mondo spaccato a metà, in due blocchi: i regimi comunisti a Est e i paesi democratici a Ovest. Quella barriera di filo spinato, eretta dalla DDR nel periodo caldo della “crisi di Berlino” di 58 anni fa allo scopo di separare la Repubblica Democratica tedesca dalla Repubblica Federale di Germania, nelle settimane successive fu sostituita da un muro alto quasi quattro metri, lungo più di 150 chilometri, controllato da centinaia di torrette di guardia disposte a intervalli regolari.

La sera del 9 novembre 1989 i berlinesi dell'est forzarono il passaggio attraverso il muro che, per ventotto anni, contrappose due modelli di vita diametralmente contrari: una città viva, libera e consumista a ovest, una città tetra e oppressa a est. Le guardie al checkpoint di Bornholmer Strasse furono le prime a cedere alla pressione della masse aprendo la barriera. Non venne sparato un solo colpo e poco ...continua a leggere "TRENT’ANNI DOPO L’ABBATTIMENTO DEL MURO DELLA VERGOGNA"

di Marco Travaglini

Sono passati trentacinque dall’11 giugno del 1984, il giorno in cui è morto Enrico Berlinguer. Gli fu fatale l’ultimo comizio tenuto qualche giorno prima a Padova in vista dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Le immagini, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo, il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva – con lucidità – una visione del mondo nuova; la necessità di portarsi dietro tutti in scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista, ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Quell’uomo che sembrava così fragile, si chiamava Enrico Berlinguer. Gentile, ...continua a leggere "BERLINGUER, TRENTACINQUE ANNI DOPO"

Noterelle sull’ideologia italica

Alla degenerazione del sistema politico corrisponde un pari degrado della comunicazione e del linguaggio. L’attuale ceto politico si distingue infatti anche per la rozzezza e la miseria culturale e linguistica. Quell’attenzione alla parola e quell’aspirazione a modelli culturali e comportamentali “alti”, di status, che avevano animato buona parte della borghesia italiana dal secondo dopoguerra in poi, non servono più. Una volta, il padrone era tale perché conosceva mille parole, mentre l’operaio ne masticava a malapena un centinaio. Ora, chi comanda parla come un ultrà della curva o come un avventore del bar. Un tempo si diceva: “Parla come mangi”. Oggi questa richiesta è pienamente soddisfatta da ministri, alti funzionari, onorevoli, manager, esperti, professionisti della politica e della comunicazione mediatica, spin doctor e think tank del potere. L’obiettivo è stato raggiunto. La bocca e la pancia costituiscono finalmente un unico armonioso tubo del tutto libero dalle antiche servitù nei confronti del cuore e della critica razionale. E quello che entra da una parte, esce dall’altra. Siamo al verbipancismo.
Quando nelle assemblee del trascorso ciclo di lotte si incontravano operai e studenti, scappavano nel fuoco della discussione la bestemmia, la “parolaccia”, la ...continua a leggere "PARLA COME MANGI?"

Con queste parole, inizia una versione della nota poesia attribuita a Brecht, ma, a quanto pare, frutto dell’intuizione del reverendo Martin Niemöller. Abbiamo da tempo oltrepassato più di una soglia tra quelle indicate in quella lirica e, in Italia, è abbastanza facile identificare la sorgente della vergognosa deriva da cui siamo circondati: la legge sull’immigrazione di Umberto Bossi e Gianfranco Fini, i due fasci del Duemila sfasciatisi strada facendo, ma subito rimpiazzati da una sguaiata nebulosa neonazista, trasversale a tutti i partiti della destra e del centrodestro. Quella legge del 2002 non è mai stata contrastata dalla sinistra, che, quando era al governo, s’è ben guardata dal disinnescarla. Del resto, sorte analoga ebbe la legge, gemella in bruttura e disumanità, la Carlo Giovanardi e Gianfranco Fini, che, prima di essere dichiarata incostituzionale dalla Consulta con sentenza del 12 febbraio 2014, è riuscita a riempire le galere di immigrati e poveracci distruggendone ...continua a leggere "PRIMA DI TUTTO VENNERO A PRENDERE GLI ZINGARI"

Il giorno della Liberazione, che si celebra quest'anno per la 74a volta, è una ricorrenza importante. Ha rappresentato per l’Italia il momento della rinascita. La mia generazione è stata fortunata. Ha potuto apprendere da chi l'aveva vissuto in prima persona lo "spirito del tempo" di quell'epoca drammatica: la tragedia della dittatura fascista, la guerra, l’armistizio dell'8 settembre '43, l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò, le imprese coraggiose e spesso disperate della Resistenza fino all’arrivo degli alleati e alla Liberazione. Quel 25 aprile rappresentò un momento catartico di rabbia e gioia, di orgoglio, forza e riconquistata dignità.

Le testimonianze dirette di coloro che hanno scritto pagine importanti di quel periodo storico, di persone note e meno note che hanno restituito la libertà e la dignità al nostro Paese ci hanno consentito, più dei libri, di conoscere e di assorbire quella grande lezione di speranza e volontà di rinascita.
Questa ricorrenza che, negli ultimi anni sembra aver assunto i caratteri ludici di una festa svuotata dai valori veri, ci deve, invece, parlare del sacrificio di tanti uomini e donne, di tanti giovani che ebbero la forza di dire “No” al regime totalitario che stava distruggendo l’Italia, ci deve evocare piccole e grandi storie di persone ...continua a leggere "IL SENSO DEL 25 APRILE"

La chiamavano “la macchia nera nella provincia rossa”. Borgomanero era la macchia nera quando Novara, conquistata pacificamente da una marea di voti socialisti, divenne la prima, grande provincia rossa d’Italia. Eppure, questa macchia nera, d’impietrata lava, refrattaria se non ostile alle idee e ai movimenti di ribellione sociale, ha sempre saputo produrre degli splendidi fiori. Uno di questi è caduto oggi, 24 marzo 2019. Come la ginestra leopardiana, Lele è riuscito a metter radice e a crescere in questo luogo arido e difficile. Lo ha colorato con la sua vitalità. Lo ha rallegrato col suo entusiasmo. Lo ha intenerito con la sua onestà.
Lele non c’è più. Ha finito di soffrire, per la malattia che ce l’ha tolto, e ha finito di soffrire per l’indifferenza, per l’ipocrisia, per l’inciviltà, per l’imbarbarimento dilagante che ne hanno rattristato gli ultimi giorni. Ci mancherà, ma le sue idee, le ...continua a leggere "CIAO LELE"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
Privacy policy

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy