di Marco Travaglini
È passato poco più di un anno da quando Dario Fo , il “grande giullare”, ci ha lasciati ed è bello pensare che sia tornato, almeno in spirito, sul lago Maggiore, in quel “paese dei mezaràt“, a cui ha dedicato l’omonimo, bellissimo libro in cui ha raccolto le sue memorie d’indocile ragazzino. In quelle pagine Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua infanzia ( e non solo).
Prendendo le mosse dai luoghi natii ( Sangiano, in provincia di Varese) e da quelli dove trascorse l’infanzia, Dario Fo restituisce ai lettori le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn, l’apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, gli stratagemmi per campare, il dramma della guerra, per finire — con un notevole salto temporale in avanti — ai funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo romanzo di formazione. Il titolo rimanda al dialetto in uso sulla sponda lombarda del lago Maggiore, dove mezaràt significa mezzo-topo, pipistrello. Il paese ...continua a leggere "Chissà se Dario Fo è tornato nel “paese dei mezarat”…"