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STRISCIA LA… NOVARA

Novara - Cotonificio Olcese

Getta uno schizzo di fango e fuggi. Meglio se in bicicletta. Così si può riassumere la strategia comunicativa di “Striscia”, una delle peggiori armi di distrazione di massa dell’ormai arrugginita corazzata mediatica di Mediaset. Infatti, il «reportage terrificante» di lunedì 17 gennaio sul degrado delle aree industriali dismesse della città di Novara si è risolto, al solito, in uno scoop scandalistico teso ad accrescere la paura e lo schifo che fermentano e gorgogliano nelle “pance” dei telespettatori e ad alimentare strette repressive e domande di vecchie e noiose politiche securitarie. In realtà, le immagini che sono passate sullo schermo non sono certo dissimili né più indigeste di quelle che si potrebbero registrare nelle altre città italiane e da tempo immemorabile. E qui basta andare con la memoria agli anni Settanta, alle stragi dell’eroina che ha maciullato intere generazioni e consentito di accumulare quei capitali che poi le mafie hanno investito nell’economia legale e hanno usato per infettare un sistema politico già ampiamente corrotto. E l’eroina, anche se i media fanno finta di non accorgersene, continua ancora oggi ad ammazzare. D’altra parte, il biscione di Striscia non ha speso una parola sulle cause e sulle radici profonde di questo degrado né sulle pesanti responsabilità politiche e sociali che non possono certo essere caricate sulle spalle di invisibili “pachistani di merda” che si aggirano nelle tenebre di una città parallela, alienata e sommersa, che i benpensanti non vogliono vedere.

Mezzo secolo fa, Novara era una città industriale, quella de La classe operaia va in paradiso, collocata al centro dell’antico triangolo industriale e ancora circondata dalle risaie, residuo di un altrettanto vetusto capitalismo agrario. Poi è iniziata una rapida deindustrializzazione e la trasformazione del territorio in un polo logistico. Novara, cerniera tra Piemonte e Lombardia, s’intitolò il progetto della Federpiemonte di Pininfarina e dell’Associazione novarese degli industriali dei primi anni Ottanta, e questo progetto fu perseguito con tenacia e realizzato con freddezza. Ha snaturato il volto della città e ne ha sconvolto gli assetti sociali. Le fabbriche, una dopo l’altra, hanno chiuso, generando enormi aree dismesse, alcune delle quali prive di interesse per la speculazione: l’ex Olcese Veneziano, l’ex Sant’Andrea, l’ex V Magazzino dell’Aeronautica, l’ex Ego di Veveri, l’ex De Agostini, l’ex Falconi e via elencando. Le fertili terre di risaia sono diventate gigantesche distese di cemento e asfalto, magazzini, centri di stoccaggio della GDO, che ogni giorno fagocitano masse di nuovi lavoratori malpagati, ricattati, immigrati. Oltraggiati. Chissà quanti «reportage terrificanti» potrebbe realizzare Striscia! Novara è la città dove il 18 giugno dello scorso anno è stato ucciso durante una manifestazione sindacale Adil Belakhdim, lavoratore della logistica, militante del S.I. Cobas. Novara conserva ancora un reperto archeologico del suo passato industriale: la FACO Alenia, la fabbrica che assembla i caccia bombardieri nucleari F35, strumenti di guerra, di morte e di costante deficit pubblico.

Novara è la città che ha assistito, da una parte, alla distruzione di un’inestimabile ricchezza di beni, di risorse naturali e di forze produttive e, dall’altra parte, alla crescita esponenziale dello sfruttamento del lavoro, della disperazione e delle nuove forme di povertà. Novara è oggi la periferia larga di Milano, megalopoli nella quale si riversano ogni mattina turbe di pendolari provenienti dalla città piemontese. Questi sono i veri elementi di degrado di Novara!

Le amministrazioni che in questi decenni si sono alternate alla guida della città, con stili e intendimenti diversi e con una netta prevalenza delle giunte di destra, hanno contribuito tutte a scolpire il “nuovo” inquietante volto della città. Hanno sempre cercato e trovato un «pachistano di merda», un capro espiatorio, a cui dare la “colpa”, inaugurando una tradizione amministrativa di indicibile squallore che va dalle panchine anti-clochard ai D.A.Spo urbani. Ancora oggi, di fronte allo scoop di Striscia, un’opposizione introvabile non ha di meglio che balbettare più forze dell’ordine, più telecamere, più repressione. Del resto, anche qui, ci troviamo di fronte a un rigurgito del passato, quando, negli anni Cinquanta e Sessanta, gli immigrati dal Meridione venivano ammassati come bestie nella baraccopoli di Piazza d’armi, senza acqua né luce, né servizi igienici, o nascosti nei cascinali degradati come la Ginestrona e la Sardinia, perché a Novara non si affittavano case né ai cani né ai terroni. Oggi, i discendenti di quegli immigrati magari votano Lega o fascista. Alle ultime comunali, quasi la metà degli elettori ha disertato le urne e Fardelli d’Italia ha ottenuto il consenso di un quarto dell’elettorato superstite. Forse, il servizio di Striscia non ha poi fatto tanto bene all’immagine di questa nuova giunta fascio-leghista. Che dire? Brava Striscia, «sempre sul pezzo». Ma, per carità, non diciamo quale materia si trova sotto.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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