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LA FEBBRE DEL LITIO

La guerra geopolitica ad alto rischio umano e ambientale. La California prevede entro il 2035 la fine delle auto a scoppio. Gli Usa con Biden ha esteso a tutto il Paese l’obiettivo del 50% di auto elettriche entro il 2030. L’Europa sta valutando una eguale decisione che vieterebbe la commercializzazione di vetture a scoppio entro il 2035. Tutti i maggiori produttori di auto GM, Volkswagen, Nissan, Toyota si stanno già attrezzando per la svolta tecnologica. La conversione energetica dei trasporti per far fronte alla crisi climatica certamente ridisegnerà equilibri economici, commerciali e politici a livello mondiale per il crescente fabbisogno di batterie al litio. È esplosa la domanda per le materie prime utilizzate per le batterie: litio, rame, cobalto, nichel e tutti i grandi gruppi d’auto stringono accordi con fornitori di litio come la Renault con la Vulcan assicurandosi 17.000 tonnellate all’anno. Attorno alla “febbre del litio” girano gli interessi capitalistici. Fiutano favolosi guadagni in nome della conversione green. Si scatena drammaticamente un’ennesima guerra da parte di governi e stati per accaparrarsi risorse e nazioni povere da sfruttare e impoverire ulteriormente. In questa catastrofica e sistematica perversa corsa del sistema capitalistica sono già noti i disastrosi effetti. Impoverimento ulteriore di miliardi di persone; sfruttamento senza controlli delle risorse dei paesi poveri privi di possibilità di difesa a fronte della “forza di persuasione” delle grandi potenze; aumento delle tensioni internazionali con rischi enormi di guerre per procura nei paesi poveri e non ultimo uno sconvolgente disastro ambientale con un aggravamento della condizione del pianeta e della vita di tutti gli esseri umani e viventi. Già fin d’ora emblematico è il caso della Bolivia. I maggiori giacimenti al mondo di litio si trovano nel paese andino sotto i Salar de Uyuni, negli altipiani salati di Potosi, Coipasa y Pastos Grandes. La regione nota come Cerro Rio ha per secoli fornito stagno, argento e rame alle e potenze coloniali e alle multinazionali che hanno rubato la ricchezza di un popolo impoverito. Ora sotto il lago salato a 4000 mt di altezza il litio rappresenta un nuovo tesoro “l’oro bianco” e i minatori sono intenzionati a non farselo rubare. I giacimenti erano stati nazionalizzati dal presidente Evo Morales ma gli appalti di estrazione erano stati concessi inizialmente ad aziende tedesche, causando violente contestazioni. Ora il governo socialista di Luis Arce ha indetto nuove gare di appalto per garantire condizioni migliori alle comunità locali per evitare che si ripetano lo sfruttamento schiavista dei minatori indigeni attorno alla nuova possibile industria. A giugno 2021 il Congresso USA ha stanziato 250 miliardi di dollari per incentivare la ricerca tecnologica per la necessità di fronteggiare la Cina su componenti strategici, quali semiconduttori e batterie. Biden inoltre ha mantenuto fede alle promesse elettorali di finanziare le licenze di nuove sei miniere negli Usa, che Trump aveva approvato. E guarda caso le prime miniere nell’Ovest del paese concesse per direttissima alla canadese Lithium Americas si trovano nelle terre dei Nativi Paiute e Shoshone fra Nevada e Oregon. In passato diverse miniere di uranio e carbone erano all’interno delle riserve dei Navajo. La cava a cielo aperto della ditta canadese promette di avere effetti devastanti sul territorio proprio per metodo di lavoro; una voragine di cento metri, milioni di materiali da riporto e l’utilizzo ogni giorno di milioni di ettolitri di acqua misti ad acido solforico che potrebbe inquinare le falde acquifere per 300 anni. Le mobilitazioni delle tribù dei contadini, degli ambientalisti è già iniziata. Vi è la possibilità tecnica di ovviare a questo pesante metodologia. In California presso il grande “lago morto” nei pressi di Salton Sea, una diversa “via” di estrazione del litio. Si utilizza la pressione naturale di acque geotermiche per portare in superfice il litio che viene raffinato senza bisogno di attendere l’evaporazione evitando l’uso di acidi. In questa direzione si stanno rivolgendo una dozzina di startup e grandi gruppi. Potrebbe essere un modo per limitare il danno ambientale e tentare di produrre in modo più pulito l’estrazione di materie prime. Rimangono gli interrogativi, i drammi, le ingiustizie che questa riconversione ecologica produrrà certamente. Deve cambiare il sistema, deve cambiare l’approccio a questa necessaria svolta. Non deve essere l’ennesima occasione del capitalismo di sfruttamento e impoverimento del mondo e arricchimento di lor signori. ma bensì “la rivoluzione” per un nuovo modo di produrre, di cosa avere e di quanto avere, perché evitando sprechi e consumismo si incomincia a togliere un po’ d’acqua ai pescicani del sistema.

 

Dati.

Negli ultimi 10 anni la produzione di super batterie al litio per auto elettriche è aumentata di ben 10 volte. Si prevede che tale produzione dovrà aumentare dell’800%.

I maggiori produttori al mondo di litio sono nell’ordine: Australia, Cile, Cina, Argentina. Oggi la produzione mondiale di litio si attesta sulle 270 mila tonnellate.

La sola Cina maggior raffinatore e produttore di batterie al mondo prevede un fabbisogno di 800 mila tonnellate all’anno di litio per i prossimi 4 anni.

I gruppi industriali leader della manifattura di batterie sono la coreana LG la cinese CATL e la giapponese Panasonic, ognuna con circa un 25% della quota di mercato.

La Tesla, leader dell’auto elettrica potrebbe assorbire, da sola, 80.000 tonnellate di litio pari alla intera produzione annuale dell’Australia.

Alfredo Perazza

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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