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NOVARA, NO GREEN PASS: ERAVAMO SOLO “CONCENTRATI”

«Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso.» E per quanto riguarda il filo spinato: «È una protezione. Si mette per proteggere.» Sono questi alcuni passi dell’intervista rilasciata a un quotidiano dalla promotrice del grottesco corteo novarese “No geen pass” della scorsa settimana. In quelle parole, indubbiamente qualche problema di uso della lingua italiana, di concentrazione mentale e di rispetto dei più elementari rudimenti della logica c’è.

La protesta, durante la quale un gruppo di manifestanti si è presentato simulando una divisa concentrazionaria e tenendo per mano una funicella che avrebbe dovuto simboleggiare i reticolati dei lager, è diventata un caso. Come al solito, la densa caligine mediatica che cala in queste circostanze aggiunge solo confusione alla confusione. Fare di un’infermiera dell’Ospedale Maggiore un capro espiatorio è proprio come sparare sulla croce rossa. Alla fine, come sempre, qualcuno parlerà di una brava ragazza, un po’ confusa, ma che, in fondo, qualche ragione pure ce l’ha e tutto passerà in cavalleria. Invece, bisogna ragionare sui contesti, locale e generale, che hanno prodotto una simile delirante sconcezza.

Novara e il suo hinterland, da decenni, sono terreno per le scorrerie incontrastate delle destre, sia istituzionali, come Lega e Fardelli d’Italia, sia extraistituzionali come Casapound o FN, sia moderate, legate all’esaltazione di una fantomatica novaresità, sia aggressive, religiose e integraliste oppure razziste e omofobe. Nel turno elettorale dello scorso ottobre, i due partiti di destra sono arrivati appaiati, accaparrandosi il 70% dei voti. Quasi la metà degli elettori – circa il 47% – ha disertato le urne, mentre i candidati della maggioranza più votati rimangono in un range compreso tra 700 e 400 preferenze, cioè poco più della consistenza organizzativa dei partiti che li hanno appoggiati. Il PD ha ottenuto il 18% dei voti, un risultato che conferma la rottura di questo partito con la sua base elettorale storica, uno scollamento aggravato dalle scelte compiute con arroganza dall’ultima amministrazione di centrosinistra e mai ricomposto. Sono risultati che denotano il profondo sconvolgimento sociale di una città svuotata dal suo apparato produttivo e diventata, anche attraverso lo sviluppo di una logistica devastante e di rapina, una grigia e triste appendice della metropoli milanese.

In questa realtà, da mesi, la ronda dei No vax si raduna davanti al palazzo del governo e al vicino palazzo Cabrino. Niente di spontaneo: le sue performances sono sempre attentamente orchestrate e ben organizzate, i comizietti preparati, gli slogan, per quanto perversi, precisi, la volontà di esibirsi al pubblico dei passanti ben salda. Ogni settimana, la ronda dei No vax, a cui si è poi aggiunta la pattuglia dei No green pass, manifesta, sfila in corteo e s’impadronisce senza alcuna obiezione di quel centro storico che da decenni è vietato alle manifestazioni degli studenti, del movimento No F35, dell’antifascismo militante e dell’opposizione di sinistra. Ogni settimana, i No vax gridano «Non molliamo!». Sarà un caso, ma, almeno sul piano fonico, l’assonanza coi Boia chi molla! di mezzo secolo fa c’è. Di crescendo in crescendo, certamente non numerico, di provocazione in provocazione sempre più rabbiosa, alla ricerca spasmodica di maggiore visibilità, si è dunque giunti all’ultimo episodio di sabato scorso. Era inevitabile. Non si può certo dire che i No vax-No green pass siano stati in qualche modo ostacolati o limitati. Non sono vittime, né perseguitati. Hanno goduto della massima agibilità politica, della libertà di provocare, di spazi che ad altre componenti sociali e politiche sono negati, di strizzatine d’occhio, di appoggi e di coperture di cui qualcuno, in un paese “normale”, dovrebbe rendere conto.

Quanto a un contesto generale sul quale soffiano sempre più forti i venti di guerra, ci troviamo di fronte a una crisi dalle dimensioni sempre più estese e preoccupanti. Irrazionalità e pulsioni emotive, espressione delle paure e delle insicurezze di una piccola borghesia in caduta libera che vede sgretolarsi le sue rendite di posizione, sembrano riportare ai plumbei tramonti che hanno preceduto le due guerre mondiali. D’altra parte, gli strati sociali oppressi e sfruttati sono privi di voce propria, di un riferimento politico e organizzativo, diventando facile preda di manovre spregiudicate che hanno come principale effetto quello di aggravare il peso delle loro catene.

I No vax-No green pass si scagliano contro la scienza, confondendola con il positivismo e lo scientismo o peggio con la tecnologia, e contro le multinazionali dei vaccini. Certamente, la scienza non è neutrale, ma i suoi risultati, per quanto provvisori e incompleti, sono oggettivi. Certamente il mercato dei vaccini è terreno di battaglia politica e finanziaria, ma la vaccinazione è una conquista per tutta l’umanità senza la quale i suoi detrattori di oggi non sarebbero nemmeno nati. In questo contesto, in cui più di un compagno sta cadendo nella trappola, una verità va riaffermata con forza: i No vax, non sono Vox populi.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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