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AMARO LUCANO

Un tempo, c’era l’uomo della «provvidenza». Com’è finita – con quasi mezzo milione di morti, un’Italia devastata e in miseria – è noto, anche se molti lo ignorano, altri fingono di non sapere e altrettanti nascondono la testa sotto la sabbia. Oggi, invece, c’è l’uomo della «necessità». Quell’altro, il mascellone, come si usava nei secoli bui, fu di fatto incoronato dal papa. Questo, più modestamente, è stato proclamato da un misero gerarchetto della old economy. Si direbbe, ieri come oggi: due mondi al tramonto ma avvinghiati con i loro austori al potere fino all’ultimo respiro, apparentemente forti e strapotenti ma coi piedi puzzolenti e di argilla. Che cosa sia la “necessità”, lo abbiamo visto ancora in questi giorni, durante i quali i lavoratori muoiono sul lavoro allo stesso ritmo folle dello sfruttamento; i profitti e i prezzi sono alle stelle mentre i salari, al solito, nelle stalle; i draghi fanno bla bla bla con la Greta alla corte dei media e la magistratura sprofonda in un mare di vergogna con la sentenza di condanna dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Non c’è molto da aggiungere all’abnormità di questo gesto, un’altra meschina vendetta di stato, da toghe nere, una sentenza tutta politica, che giunge a conclusione di una sistematica campagna di demolizione sia del progetto Riace sia dell’uomo Mimmo Lucano. Esattamente, come facevano i fascisti: distruggevano l’individuo e lo ricoprivano di immondizia nel tentativo fallimentare di offuscarne la dirittura morale.  Non c’è nulla da aggiungere a una sentenza di questo genere che ci riporta al clima soffocante del ventennio, durante il quale lo scheletro di questo sistema giudiziario si è formato, giungendo ancora in buona parte intatto fino a oggi. Ritornano anche gli anni cupi dell’epoca crispina e giolittiana, tanto per intenderci, quella dei carabinieri baffuti che arrestano pinocchio e dell’austero giudice che lo condanna, perché innocente e derubato, alla prigione. Lucano è punito come un mafioso, mentre gli esponenti delle cosche mafiose che imperversano a pochi chilometri da Riace sono riveriti come galantuomini. Cosa aspettarsi dallo stato della trattativa? Cosa aspettarsi da quegli eredi della sinistra “storica” che si dichiarano attoniti ed esterrefatti di fronte all’esecuzione giudiziaria di Lucano? Avessero almeno il coraggio di fare pulizia in casa propria dove i minniti, i rottamatori arrugginiti e le bande della poltrona da tempo dominano.

Nei comunisti rimane la consapevolezza che le vendette di classe non sono manifestazioni di forza ma solo di debolezza, di disperazione e di disumanità. In un mondo dalla memoria debole, non dimentichiamo.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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