La terra brucia. Mai così caldo in 2000 anni. Esame del sesto rapporto scientifico di valutazione del IPCC, Gruppo Intergovernativo dell’ONU sul cambiamento climatico
La febbre della terra cresce rapidamente, come mai avvenuto in 2000 anni. E la colpa è dell’uomo, del suo sistema economico produttivo consumistico, del suo “sviluppo”. La temperatura media del mondo è cresciuta di 1,1° rispetto al periodo 1850-1990 e nei prossimi 20 anni sforerà il tetto di più 1,5°. Se non ci sarà un’immediata, rapida e su larga scala riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, non si riuscirà a limitare l’aumento del caldo di più di 2°. Per gli scienziati l’unica possibilità di stabilizzare il clima è di arrivare entro il 2050 a zero emissioni. E’ una necessità urgente non più rinviabile, fattibile e realizzabile come dimostrato da un recente studio della JEA e come è scritto nella scelta politica del Green Deal della Commissione Europea. Ogni aumento della temperatura della terra di 0.5° fa crescere la frequenza e l’intensità dei fenomeni atmosferici avversi. La rinuncia del carbone e dei combustibili fossili sono da subito l’unica via di uscita possibile dalla crisi climatica. Ora a differenza del passato abbiamo strumenti e studi scientifici appropriati e precisi che ci danno una chiara drammatica realtà del nostro Pianeta. Non piagnistei ambientalisti, come direbbero i padroni del vapore. Il Climate Change 2021: the Physical Science Basic è il lavoro complesso completo e aggiornato degli studi di migliaia di ricercatori in tutto il mondo che lavorano gratuitamente per IPCC, indipendenti e non rispondenti a interessi di lobbie e potentati economici. Questa ricerca sarà oggetto del prossimo COP 26 di Glasgow a breve in programma in autunno. Gli stessi scienziati riconoscono che purtroppo anche con il necessario e inderogabile azzeramento dell’utilizzo dei combustibili fossili, alcuni gravi fenomeni sono irreversibili come l’innalzamento del livello dei mari, l’acidificazione e la perdita di ossigeno degli oceani, la fusione di ghiacciai e delle calotte polari. È già troppo tardi per fermare questo disastro provocato dall’uomo contro la Terra. L’analisi ci presenta un quadro dello stato della Terra molto preciso. I cambiamenti climatici non interessano in modo uniforme tutte le parti del globo. L’Artico si è scaldato più di altre zone della terra. La superficie terreste si è riscaldata più della superficie del mare. L’emisfero settentrionale più di quello meridionale. Le precipitazioni aumentano nelle latitudini più alte, ai tropici e in larga parte delle zone monsoniche mentre diminuiscono nelle fasce subtropicali aumentando la desertificazione. Le zone calde come il Mediterraneo e il Sud dell’Africa lo saranno ancora di più, diventando più aride colpite dalla siccità. Sempre più difficili le coltivazioni agricole, la sopravvivenza di attività agricole e della vita delle popolazioni. Le zone costiere di tre quarti del mondo saranno interessate dall’innalzamento dei mari che potrà raggiungere i 10-25 cm nei prossimi 30 anni. Gli effetti sulla biosfera sono già evidenti; molte specie stanno emigrando verso poli a latitudini maggiora e pesci variano la direzione delle loro migrazioni. Si è verificato anche la modifica del ciclo vegetativo di piante. Nelle città dove vive il 70% della popolazione mondiale le temperature aumenteranno ancora di più a causa della cementificazione selvaggia attuata in passato e ancora oggi, della mancanza di verde e della urbanizzazione di milioni di donne e uomini in cerca di sopravvivenza. Molte terre non saranno più idonee alla vita degli esseri umani. Una riflessione ci deve spingere a lottare di più per il cambiamento e la sopravvivenza della specie umana e del pianeta Terra che ci ospita. Tutto ciò è il prodotto di questo sistema imperialista e capitalista del mondo occidentale pseudo democratico che sfrutta e depaupera il pianeta. Ai comunisti insieme a tutti coloro che amano la vita il compito di salvare il nostro futuro.