Il 16 settembre 1973 venne barbaramente ucciso, durante il Golpe di Pinochet contro il governo socialista di Allende, Victor Jara
Cresciuto in una famiglia povera, assieme alla musica e ai canti, scopre anche l’amore per il teatro, recitando e dirigendo egli stesso numerose rappresentazioni. Membro della Nueva Cancion Cilena, un movimento culturale e musicale improntato alla riscoperta del folclore popolare Nel frattempo, diventa un importante militante del Partito Comunista Cileno: le sue stesse canzoni diventano presto un manifesto per la lotta di classe, la difesa dei più deboli, una denuncia contro ogni dittatura. L’11 settembre 1973, giorno del golpe dei generali agli ordini di Pinochet, Victor è all’università. Tratto in arresto, il suo destino è simile a quello degli altri desaparecidos cileni: dopo essere stato rapito, portato allo stadio di Santiago del Cile, il corpo senza vita del cantante-militante venne rinvenuto per strada, con evidenti segni di tortura su tutto il corpo, raggiunto da oltre quaranta colpi d’arma da fuoco e finito con un colpo alla testa. «Ho trovato il corpo di Víctor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Víctor era il più contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un’enorme ferita, una cavità, sul lato destro dell’addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti». Aveva quarantuno anni Victor Jara, cantautore cileno, quando venne assassinato dai golpisti cileni su mandato degli imperialisti USA.