A inizio primavera del 1944, le bande partigiane nel nord Italia si ingrandiscono un po' dovunque, soprattutto per l'afflusso di tanti giovani renitenti al bando di arruolamento della RSI fascista. In quel periodo nella zona del Colle di Lys (Piemonte occidentale), nacque la 17a Brigata Garibaldi intitolata a Felice Cima, un giovane ufficiale partigiano caduto in combattimento il 27 novembre 1943. La Brigata era costituita da partigiani nativi della zona e da ex militari fuggiti dalle caserme, originari tutti del cremonese. Era una formazione molto compatta e soprattutto godeva di molti appoggi locali. Per questo era molto temuta dai tedeschi che avevano perso il controllo della zona del Col del Lys a causa loro.
Il colle, che domina l'imbocco della val di Lanzo e della val Susa, era un punto strategico molto importante per i tedeschi. Così il comando regionale di Torino decise di effettuare un massiccio rastrellamento antipartigiano il 2 luglio 1944 nell' area del colle. Già nella notte precedente, furono fatti confluire in zona truppe tedesche e fasciste con autoblindo e altri mezzi corazzati. Al mattino alle prime luci dell' alba, iniziò il vero attacco delle truppe nazifasciste, all' inizio contenuto con coraggio dai partigiani, che, davanti alle preponderanti forze del nemico, dovettero ritirarsi e disperdersi nei boschi verso Rubiana e verso il Colle San Giovanni. Dopo due giorni, i nazisti abbandonarono la zona. Il bilancio fu davvero tragico per la Resistenza: nove partigiani morti nei combattimenti, altri 23 catturati, torturati e poi fucilati. I partigiani, dispersi nei boschi della valle tornarono per dare sepoltura ai loro 32 compagni in una fossa comune in borgata Arietta di Viù.
Nel piazzale in cima al Colle del Lys, una torre ricorda il sacrificio dei ragazzi della 17a Brigata Garibaldi “Felice Cima”. Dal 1996 sul colle, ogni anno si svolge un meeting con giovani provenienti da tutta Europa i quali, nell'attiguo campeggio dove sono ospitati, dibattono per due giorni sui temi e sui valori della Resistenza. Cosa è rimasto nei giovani di adesso degli ideali di uguaglianza per cui sono morti i 32 ragazzi della “ Felice Cima” nel 1944? La risposta mi permetto di darla, anche se giovane non lo sono più. Poco, tanto poco. Purtroppo, il mondo di oggi sta tornando a quegli ideali e modelli contro cui i giovani partigiani hanno combattuto nel 1944. Il più debole non solo deve subire, deve anche scomparire. Per il mondo egoistico di oggi non c'è più né il tempo né la voglia di ascoltare il diverso, dare una mano all'emarginato. Pochi lo vedono, è invisibile agli occhi di chi ha tutto!
11 marzo 2021 Vincenzo Del Boca