La testimonianza di questi quattro uomini, e quella di tutti coloro che hanno condiviso lo stesso impegno, resterà viva nei cuori e nel lavoro del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese
di Marco Travaglini
In questi ultimi mesi sono scomparse alcune personalità che hanno condiviso il lavoro del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte teso alla conservazione e valorizzazione della memoria storica della Resistenza e alla promozione della conoscenza dei principi che sono alla base della Costituzione repubblicana. Ne ricordiamo brevemente quattro che riassumono, per molti versi, il senso di quest’impegno al quale hanno dedicato gran parte della loro esistenza.
Franco Berlanda. Il 29 giugno è morto Franco Berlanda, il comandante partigiano “Grigia”. Aveva 97 anni. Insigne urbanista, amico di Le Corbusier, Pablo Picasso e Giulio Einaudi, Franco Berlanda progettò, tra le tante cose, anche la torre circolare al Colle del Lys, il monumento che ricorda sia il feroce rastrellamento nazifascista del 2 luglio 1944, nel corso del quale morirono ventisei giovani partigiani della 17ª Brigata Garibaldi ‘Felice Cima’ nella zona, sia i 2024 caduti delle brigate partigiane dislocate nelle valli Susa, Lanzo, Sangone e Chisone durante la guerra di Liberazione. Impegnato fino all’ultimo nell’opera di trasmissione dei valori della
libertà e della democrazia nati dalla Resistenza, Franco Berlanda era molto legato al nostro Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte.
Carlo Federico Grosso. Il 23 luglio ci ha lasciati Carlo Federico Grosso, uno dei più noti avvocati penalisti italiani. Aveva 81 anni. Figlio di Giuseppe Grosso, noto studioso di diritto romano che era stato anche politico nelle file della Dc e sindaco di Torino, Carlo Federico Grosso — dopo la laurea con una tesi di diritto penale — aveva intrapreso la carriera di docente universitario negli atenei di Urbino, Genova e poi a Torino dove ha retto la cattedra di diritto penale dal 1974 al 2007 e di cui è stato nominato professore emerito. Amministratore pubblico della città dal 1990 ha ricoperto l’incarico di Vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, dove ha presieduto anche il nostro Comitato Resistenza e Costituzione. Nel 1994 è diventato membro del Consiglio superiore della magistratura di cui è stato vicepresidente fino al 1998. Come avvocato ha rappresentato la parte civile nei processi per la strage di Bologna e per quella del Rapido 904. Da insigne penalista, da vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, da Vicesindaco di Torino e Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, in ogni incarico ha speso l’intera sua vita al servizio della giustizia e delle istituzioni, dimostrando un alto senso Istituzionale e una grande attenzione alle ragioni della giurisdizione e alle istanze della società civile.
Flavio Febbraro. Un giorno prima, il 22 luglio, in un tragico incidente in montagna, sulle creste del Monte Rosa, ha perso la vita lo storico Flavio Febbraro, dal 2009 docente comandato presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto). Studioso apprezzato e competente in ambito storico e culturale, si era occupato in soprattutto di comunicazione e di gestione e sviluppo delle risorse on-line dell’Istituto torinese. Con il nostro Comitato Resistenza e Costituzione aveva collaborato fattivamente redigendo il volume “Meridionali e Resistenza. Il contributo del Sud alla lotta di liberazione in Piemonte,1945–1945” e lavorando al pluridecennale Progetto di Storia contemporanea. Di Flavio Febbraro ricordiamo il rigore intellettuale, la grande passione e il deciso impegno nel campo della ricerca storica, il sorriso ironico di una persona perbene.
Marcello Martini. Il 14 agosto,a Castellamonte, è scomparso Marcello Martini, 89 anni, di Montemurlo (Prato). Ex deportato nei campi di sterminio, era un frammento della memoria della Resistenza, uno dei più giovani sopravvissuti. Martini aveva solo 14 anni quando trascorse quattro mesi nell’inferno di Mauthausen e altri mesi ancora in alcuni campi limitrofi come deportato politico: la sua “colpa” era quella di essere stato una staffetta partigiana. Con la sua voce ha raccontato l’orrore dei campi di concentramento nazista soprattutto ai giovani, agli studenti, accompagnandoli anche nei viaggi della memoria organizzati dal nostro Comitato Resistenza e Costituzione. La sua testimonianza sui campi di concentramento ha lasciato un segno indelebile nella memoria di intere generazioni, grazie alla straordinaria capacità di trasmettere il senso di quella terribile esperienza. A Mauthausen, Marcello Martini portava il numero 76430 stampato sotto il triangolo rosso appuntato alla divisa, il triangolo dei deportati politici. Deportato a Fossoli a Mauthausen e da lì nei sottocampi di Wiener Neustadt e Hinterbruhl, fu liberato il 5 maggio 1945 dalle truppe americane. Raccontava: «Nei campi si sopravviveva in genere dai tre ai nove mesi. La media era di sei e io sono stato molto fortunato». Martini ha vissuto, suo malgrado, la pagina più tragica della nostra storia recente, ma ha saputo anche riaprire più volte quella pagina per trasmettere direttamente ai giovani i valori fondanti della nostra umanità e il senso più profondo delle istituzioni democratiche.
La testimonianza di questi quattro uomini, e quella di tutti coloro che hanno condiviso lo stesso impegno, resterà viva nei cuori e nel lavoro del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese che, dal 1976, opera per trasmettere i valori della libertà e della democrazia nati dalla Resistenza soprattutto ai più giovani.