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LE VALLI DEL VERGANTE E I TASSI DI GIANNI ALASIA

di Marco Travaglini

Gianni Alasia, comandante partigiano, amministratore pubblico e prestigioso ex dirigente sindacale torinese morto a ottantotto anni tre estati fa, tra le sue tante pubblicazioni aveva particolarmente a cuore un libro, “Nelle verdi vallate dei tassi: la libertà”, in cui raccontò la Resistenza attraverso le gesta degli animali che diedero vita alla “banda della Spinoncia”. Una “banda” partigiana che, muovendosi tra la valle dell’Erno e il monte San Salvatore ( che domina l’abitato di Massino Visconti), rende ancora più dolce e, paradossalmente, più umana la vicenda storica che si dipana tra la fine dell’estate del 1943 e la primavera del 1945. L’ambiente è quello del Vergante, zona collinosa di “mezza costa” tra il lago Maggiore e il Mottarone, dalle cui pendici nasce il torrente Erno che, dopo aver inciso una profonda e verdissima valle, sfocia nelle acque del Verbano a Solcio di Lesa. I boschi circostanti
offrono la scenografia naturale che fa da sfondo alle imprese dei protagonisti che sono quasi tutti animali, tranne i fascisti e gli invasori “alemanni“. Come dire che, per quel che si vide e per quel che si ebbe a subire, erano di gran lunga migliori gli animali degli umani in divisa bruna o in camicia nera.

Tra le pagine scritte da Alasia troviamo i tassi che, pur d’indole pacifica, non esitano a imbracciare le armi per difendere la loro terra e conquistare la libertà, pagando un prezzo alto come nel caso del Grande Tasso Ubaldo che muore, fulminato da una pallottola, mentre difende la zona liberata della Val d’Ossola. Al fianco dei tassi troviamo gli spinoni, canidi progressisti e generosi, e i dobermann georgiani che disertano e che trovano in Petrovic una guida che li porterà nelle file della Resistenza. Di animali, nella storia, se ne trovano tanti altri: le simpatiche e coraggiose “tassine” ( che rappresentano, con originalità, le donne nella resistenza: staffette, contadine, alpigiane e madri di famiglia che aiutarono i partigiani), la volpe Renard, il falco, i San Bernardo che lavorano per i servizi segreti al confine elvetico. Tutti, quasi con naturalezza, al momento giusto sapranno “scegliersi la parte”. Una favola dal sapore tragicomico che trae chiaramente ispirazione del greco Esopo, dal latino Fedro, ma anche da La Fontaine e Orwell, dove le figure degli animali sono allegoriche, attraverso le quali racconta la realtà quotidiana.

Un modo originale per mettere in risalto alcuni tipici comportamenti umani, ma soprattutto una denuncia sociale in un mondo duro e crudele in cui dominavano i rapporti di forza tra gli uomini. Gianni teneva molto a quest’ultimo racconto, quasi rappresentasse una sorta di testamento, un congedo anticipato dalla vita, dagli uomini, dal mondo. Attraverso la sua storia affidava un messaggio che non deve essere disperso. «Molte di quelle speranze sono state deluse» vi scriveva, aggiungendo «ma non c’è da perdersi d’animo. In fondo i tassi ci sono ancora». E la Resistenza, non è mai finita. Anche Gianni Alasia è tornato, per sempre, nella valle dell’Erno. Riposa, al fianco di sua moglie, l’amata Pierina, originaria di quei luoghi , nel piccolo e silenzioso cimitero che guarda dall’alto il lago Maggiore a Comnago, minuscola frazione di Lesa sulle pendici meridionali del colle della Motta Rossa. Oltre ai suoi insegnamenti di coerenza e di passione civile, ha lasciato a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incrociare il loro cammino con il suo, questo libro originale e prezioso.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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