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PIÙ DI 500 MIGRANTI ANNEGATI, MOLTI GLI ITALIANI

I corpi dei naufraghi del "Bourgogne"

Una tragedia del mare di grandi proporzioni quella che si è verificata esattamente centoventi anni fa al largo della Nuova Scozia, l’antica Acadia che gli inglesi, durante la guerra dei Sette anni, strapparono ai francesi compiendo un vero e proprio genocidio. Il 4 luglio 1898, la nave a vapore francese “Bourgogne”, che viaggiava sulla rotta New York – Le Havre, a causa della nebbia, entrò in collisione col bastimento “Cromarty Shire”. L’incidente avvenne a 60 miglia al Sud del «Secchos d'Island». La nave inglese riuscì a raggiungere il porto canadese di Halifax, ma per il “Bourgogne” non ci fu niente da fare: colò a fondo quasi subito e le gelide acque dell’Atlantico inghiottirono 549 persone, tra cui l’intero quadro di comando del piroscafo francese. L’oceano restituì nei giorni seguenti molti corpi che furono trascinati dalle correnti sulle coste vicine. Degli 800 passeggeri, si salvarono solo in 170 con 30 uomini dell'equipaggio.
La maggior parte di quei morti annegati erano migranti italiani che avevano lasciato la loro terra dove vivevano in miseria per cercare fortuna altrove, esattamente come i migranti di oggi. Negli anni compresi fra la grande crisi agraria dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale furono circa 14 milioni gli italiani che emigrarono, nella maggior parte dei casi attraversando l’oceano in condizioni estreme senza tutela né protezione. Infatti, il più delle volte, la navigazione avveniva su vere e proprie carrette del mare, imbarcazioni logorate dal tempo e destinate al disarmo, caricate all’inverosimile oltre ogni limite di sicurezza, di igiene e di buon senso, affidate alla cura – si fa per dire – di equipaggi compiacenti e incauti. Gli “scafisti” di allora erano armatori senza scrupoli, di qualsiasi nazionalità, italiani compresi, e compagnie di navigazione assetate di facili profitti che ragionavano in termini di «tonnellate umane» da trasportare. Si avvalevano di una fitta rete di reclutatori e di “buttadentro” che battevano i paesi devastati dalla miseria promettendo meraviglie e seminando bufale sull’eldorado americano. La «valvola migratoria» era considerata inevitabile e chi ne ricavava profitti era magnificato dalla stampa e dai partiti dell’ordine che lo consideravano un autentico patriota e benefattore della nazione. Le economie dei paesi di arrivo avevano a disposizione manodopera fresca e sana da sfruttare a piacimento.
Il risultato fu che molti migranti giungevano a destinazione cadaveri: nel 1884, 20 morirono a causa del colera sul "Matteo Brazzo"; nel 1888, 18 per fame sul "Carlo Raggio" e 34 per asfissia sul "Cachar"; nel 1889, 27 per asfissia sul "Frisia" e 34 di morbillo sul "Parà"; nel 1893, 96 per colera e difterite sul "Remo"; nel 1894, 155 sull’ "Andrea Doria" e 20 sul "Vincenzo Florio"; nel 1905, 45 sul piroscafo "Città di Torino" ecc.
Altri italiani non arrivarono mai perché perirono durante la traversata per l’affondamento delle navi che li trasportavano: 576, il 17 marzo 1891, nel naufragio dell' "Utopia" nei pressi di Gibilterra; 550, il 4 agosto 1906, nel naufragio del "Sirio" in Spagna; 314 (ma secondo le autorità brasiliane le vittime furono 657) nel naufragio del "Principessa Mafalda", il 25 ottobre 1927.
Ancora oggi non esiste un quadro nemmeno approssimativo di queste tragedie. Le cronache dell’epoca, tranne casi clamorosi come quello del “Sirio”, si limitavano a qualche riga d’agenzia o tacevano. Le autorità minimizzavano (nel 1927, in pieno fascismo, a proposito del dramma del “Principessa Mafalda”, parlarono inizialmente di poche decine di vittime solo tra l'equipaggio!) per scelta politica. Gli armatori facevano di tutto per evitare cattive pubblicità sia per non rovinare gli affari futuri sia per coprire le loro responsabilità. Gli storici, ancora oggi, dimostrano scarso o nullo interesse per questo doloroso capitolo del nostro passato. Ci troviamo di fronte a un altro esempio di rimozione della memoria e di dimenticanza che favorisce la demolizione di una coscienza solidale e la diffusione dell’ideologia xenofoba e neofascista. Lo abbiamo voluto ricordare con la mente rivolta alle vittime di oggi nel Mediterraneo e ai responsabili di oggi delle loro tragedie. Noi non dimentichiamo.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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